La questione del volontariato è molto discussa nella società attuale poiché c’è sempre più bisogno di dare una mano a chi si trova in difficoltà. Allo stesso tempo, però, esiste un fattore che limita la buona volontà delle persone, inducendole a non collaborare se non retribuite. Io sostengo che il volontariato, oltre ad essere un’azione d’aiuto per il prossimo, sia anche motivo di crescita e sviluppo personale, un modo per arricchire la propria vita di nuove conoscenze, di soddisfare un bisogno spontaneo, non costretto, che provenga direttamente dal nostro cuore.
La consapevolezza di star facendo qualcosa che ci piace, che sappiamo essere funzionale, e riuscire a portarla a termine, dal mio punto di vista è ancora più appagante del denaro. Questo perché i soldi hanno un solo fine materialistico, limitato all’utilizzo di beni momentanei.
Altri tuttavia sostengono che il volontariato sia una perdita di tempo, che lavorare senza retribuzione sia poco sensato e che, se non ci fosse il volontariato, le persone imparerebbero ad essere più autonome e autosufficienti.
Al contrario, io ritengo che riuscire a trovare del tempo da dedicare agli altri sia la forma di solidarietà e sensibilità migliore, capace di rendere importante la vita di ognuno di noi, anche di coloro che non si sentono parte della società, ma che, se accolti, possono dare un loro contributo significativo alla comunità. Questo aiuta le persone a credere nelle proprie potenzialità, ad affrontare gli ostacoli e a rendersi pian piano più autonome.
In conclusione, sostengo che con il denaro si possa acquistare una felicità momentanea, mentre attraverso il volontariato si può scoprire giorno dopo giorno un nuovo modo per essere felici.
Melita Rubin, 2CT
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