Dialogo tra la Giustizia e l'Inclusione
- La redazione
- 24 ore fa
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G: Ehi, chi sei?
I: Sono l’Inclusione.
G: E che ci fai qui?
I: Come che ci faccio qui?!? Io qui ci vivo!
G: A scuola??? Tu vivi a scuola?
I: Sì, a scuola. Ti sembra strano?
G: Direi di sì.
I: Beh, chi ti credi di essere?
G: Io credo sempre quello che è giusto.
I: Ah sì? E allora, dimmi, perché non sarebbe giusto che io non fossi qui?
G: Innanzitutto perché nessuno ti conosce! Vedi? Nemmeno io ti ho riconosciuto, mai vista prima!
I: Questo è un problema tuo! Tu vedi solo quello che vuoi.
Invece, io ci sono eccome.
G: Dimostralo! Ripeto: io non ti ho mai vista qui!
I: Tu non mi hai mai visto, ma perché sei cieca quando vuoi esserlo. Comunque, certo, volentieri ti dimostro che io qui ci sono già da un po’.
Io sono presente ogni volta in cui qualcuno, qui dentro, dice buongiorno e sorride a qualcun altro; tutti i giorni succede, centinaia di volte. Io sono presente quando si lavora insieme e si fa attenzione a ciò che l’altro pensa e sente; anche questo succede qui dentro. Io sono presente quando i docenti fanno il possibile per capire i loro studenti. Confermo che accade. Io sono presente quando i problemi diventano opportunità e si decide di costruire qualcosa di bello in armonia. Io sono presente quando i limiti vengono riconosciuti ed accolti. Io sono presente quando ci si incontra,
si parla, ci si confronta per sostenere chi è in difficoltà. E tutto questo c’è, eccome! Io sono presente…
G: …va bene, va bene, basta! Mi hai convinto. Ma vedi, il problema è che io e te non potremmo mai andare d’accordo.
I: Ma cosa dici??? Non è vero!!!!!!! Io vado d’accordo con tutti, per definizione. Forse sei tu che non vuoi andare d’accordo con me.
G: Ma figurati! Io vorrei solo che si rispettassero le regole e si garantisse l’equità.
I: Guarda, più che d’accordo! Forse c’è solo un po’ di incomprensione. Fare delle differenze, se necessario, serve proprio per l’equità. Faccio un esempio: se tu hai problemi di vista e io ti concedo di usare gli occhiali, mentre a chi vede bene non li faccio usare, forse faccio una discriminazione?
G: Sì, fai una discriminazione, ma devo ammettere che è giustificata. Anzi, più che giustificata!
I: Meno male! Hai capito! E poi, un altro motivo ancora più valido per collaborare è questo: non è forse vero che ad entrambe sta a cuore lo stesso obiettivo? Cioè che tutti stiano bene, che ci sia armonia, che ci sia benessere?
G: Sì, ovvio.
I: E allora, io e te dobbiamo andare avanti mano nella mano. Sai, io qui garantisco che tutti, in base alle proprie caratteristiche, possano compiere positivamente il loro percorso di educazione, istruzione e formazione, per capire sé stessi, il mondo, e cosa poter fare in futuro per la società. In pratica, io do voce ogni giorno all’articolo 2, all’articolo 3, all’articolo 4, 33 e 34 della Costituzione italiana, che tu conosci bene.
G: Eh già, è vero, è giusto! Va bene… Ti darò una mano.
I: Bello, grazie!
G: Iniziamo subito a fare due chiacchiere. Ti racconto questa. Sai cosa ho scoperto oggi? Che in una classe una professoressa di Diritto ha fatto un sondaggio fra i suoi alunni, chiedendo cosa significasse per loro la parola Inclusione. Pensa che nessuno degli studenti (che non erano di una prima, quindi sono qui già da qualche anno) ha fatto riferimento ai disabili o a chi ha malattie. Tutti hanno scritto che l’inclusione è accogliere l’altro, è saper collaborare, voler trovare obiettivi e valori comuni, decidere di dare il meglio di sè per contribuire ad una realtà più bella.
I: Dici sul serio?
G: Sì, certo. Io non dico mai falsità.
I: Uau!!! Mi hai lasciato senza parole!
G: Sì, ma sai che lo trovo strano! Nelle scuole tu sei famosa per avere a che fare con i disabili, quello che “hanno la 104”, così dicono.
I: Vedi, questo è quello che è scritto nella legge. Però, per fortuna, esistono ragazzi che hanno capito il senso delle regole, non solo il loro contenuto. E questo mi commuove, davvero. E ti ringrazio di avermelo detto. Apre una porta sulla speranza.
G: Chissà quante cose tu puoi far scoprire a me! Mi sa che è meglio che d’ora in poi lavoriamo insieme.
I: Affare fatto!





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