Nel mondo della televisione, esistono molte tipologie di programmi: dibattiti politici, fiction, soap opera, quiz...
Una di queste categorie, nel corso degli ultimi anni, si è distinta dalle altre: quella dei programmi che vengono etichettati come "trash" (spazzatura).
Quando parliamo di questo tipo di programmi, non possiamo non riferirci alla regina di Canale Cinque, Barbara D'Urso. Ne voglio parlare perché ogni tanto la seguo ma, prima di essere giudicata, voglio spiegarvi il perché.
Nei programmi della celebre conduttrice televisiva i temi di attualità sono al centro dell'attenzione.
Un esempio lampante è "Pomeriggio Cinque". Il programma si divide in tre parti: nella prima vengono trattate tematiche di cronaca; nella seconda parte, si affrontano temi riguardanti il gossip, nella quale, da un anno a questa parte, sono presenti anche alcuni opinionisti; la terza è dedicata ai social, nella quale sono inseriti anche dei tutorial.
Oltre alla scrittura di "Pomeriggio Cinque", la D'Urso si occupa anche di quella di altri due programmi: "Domenica Live" e "Live- Non è la D'Urso". Hanno entrambe, più o meno, lo stesso format: la prima tratta sempre temi di attualità, con una parentesi riguardante il gossip. La seconda ospita diverse modalità di intervista e dibattito, ad esempio "L'uno contro Cinque", in cui la persona intervistata discute con cinque persone; a ciò si aggiunge "L'ascensore", dove due personaggi si confrontano senza essere influenzati dal pubblico in studio, e "Il cinema di Live", che racconta in breve la vita degli intervistati.
Veniamo al punto: non si può negare la capacità di Barbara D'Urso e dei suoi collaboratori di attirare telespettatori di tutte le età. Basta pensare ai picchi di ascolti che sfiorano i 3 milioni di streaming di "Live- Non è la D'Urso", o al 20% di share di "Pomeriggio Cinque".
È evidente che i temi trattati giochino un ruolo fondamentale nell'attirare sempre più persone, di ogni genere ed età. Questi contenuti, infatti, essendo leggeri e poco impegnativi, attirano il pubblico, che in un momento vuoto, sente l'esigenza di impegnarsi in qualche modo. In più, gli ascoltatori vedono queste trasmissioni come una "vittoria personale" poiché, siccome al centro dell'attenzione c'è l'esagerazione, da casa ci si sente in qualche modo superiori e di conseguenza soddisfatti di noi stessi.
Questi sono tutti aspetti che, di primo impatto, ci mettono in relazione con noi e ci fanno sentire bene, ma a lungo andare purtroppo creano conseguenze, me ne rendo conto: questi programmi creano il bisogno di sentirci continuamente migliori degli altri, in qualsiasi contesto. In più, in queste trasmissioni non esistono mezze misure: o troppo o troppo poco, nessuna sfumatura. Chi guarda questi programmi non si rende conto che, giustificandone la visione con l'ironia, se ne diventa schiavi.
Per quanto mi riguarda, non sono attratta dal modo in cui chi c'è dietro ai programmi spazzatura si pone al pubblico, né per come vengono affrontati determinati argomenti: liti, urla, maleducazione, accuse infondate... Ne sono attratta perché mi piace sentirmi "protagonista" di queste trasmissioni, o solo di un semplice dibattito (se avviene in modo civile) poiché, essendo il pubblico sovrano, con un televoto o con un giudizio posso esprimere la mia opinione e determinare il successo di questo o quell’altro tema. È una questione di potere. A volte, poi, gli argomenti trattati sono interessanti per noi giovani.
In conclusione, non si può sconfiggere il trash, ma se decidiamo di guardare questi programmi, l'importante è farlo in modo responsabile e consapevole, cercando di non farsi influenzare troppo.
Rosa Cancian
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