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La redazione

Trasferirsi dall’altra parte del mondo

Otto Gennaio Duemilaeventuno. Questa è la data che marca l’inizio della mia avventura come exchange student negli Stati Uniti. Tre aerei, due continenti e un oceano, ecco ciò che mi dividerà dalla mia famiglia per i prossimi sei mesi. È difficile, quasi impossibile spiegare a parole l’emozione che si prova quando ci si rende conto che il proprio sogno si stia finalmente avverando e che quella fantasia di cui si parlava al futuro sia ora presente.

Ci sono tanti tipi di exchange student, ma non tutti riescono a vivere quest’esperienza al 100%, questo perché è un percorso che richiede un grande senso di adattamento. Certo, essere uno studente in un altro Paese ed emergere in una cultura totalmente differente dalla nostra è sicuramente una delle esperienze più belle che si possano fare, ma non è così facile come sembra. Oltre al grande shock culturale, si aggiunge anche la mancanza di casa, delle persone a cui si è abituati e della propria quotidianità: è come iniziare una nuova vita da capo.

La città dove il destino mi ha portata è Nampa, in Idaho, nel nord degli Stati Uniti. Ogni volta che qualcuno del posto mi chiede perché io abbia scelto proprio questo Stato, rispondo sempre che, se mi fosse stata data la possibilità di scegliere dove andare, non avrei mai scelto l’Idaho come meta, perché nessuno me ne aveva mai parlato né l’avevo sentito nominare spesso ma, se tornassi indietro, non cambierei neanche un minimo dettaglio. La mia famiglia ospitante sta decisamente contribuendo nel farmi sentire sempre a casa e nel rendere il mio soggiorno qui sempre più piacevole: penso che non tutte le famiglie siano adatte a questo tipo di esperienza, intendo far sentire parte integrante della famiglia un completo sconosciuto.

Purtroppo o per fortuna la mia non è una vacanza e la scuola è una parte importante di questa esperienza. La mia si chiama Idaho Arts Charter School, si trova più o meno a dieci minuti da casa mia ed è esattamente come si vede nei film americani. Il rapporto con i professori è completamente diverso dal nostro in Italia, è più amichevole e le lezioni sono più tranquille e più “stress free”. La mia parte preferita, però, credo che sia la possibilità di scegliere le materie, alcune molto interessanti, come biologia marina o fotografia.

Per quanto ormai mi sia abituata alla vita qui, ci sono anche degli aspetti che mi mancano del vivere in Italia, soprattutto il cibo. Certo, la famiglia viene al primo posto, ma non nego che mi manca una vera pasta al pomodoro, o una pizza senza il pollo. Una cosa a cui però non vorrei dover rinunciare una volta a casa è la gentilezza che accomuna tutti gli americani, sempre pronti a fare complimenti anche per strada.

Ci sono parecchie differenze tra l’Italia e gli Stati Uniti, ma tante sono anche le cose che accomunano questi due Paesi così lontani fisicamente, ma così vicini con lo spirito. Ci sono voluti due anni, una pandemia mondiale e tanta voglia di cambiamento per essere dove sono ora, ma non rinuncerei a tutto questo per nulla al mondo!

Rosa Cancian


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