Nel silenzio vibrante dei momenti di pausa dietro le quinte, ho avuto il privilegio di sedermi con i talentuosi ragazzi e professori che hanno dato vita allo straordinario spettacolo teatrale ispirato alla vita di Irena Gut. In un'atmosfera carica di energia creativa, abbiamo avuto l'opportunità di esplorare insieme le sfide, le emozioni e le riflessioni che hanno permesso la realizzazione di questo lavoro. Attraverso le loro voci autentiche e appassionate, ci siamo immersi nel cuore e nell'anima di questa produzione teatrale, scoprendo il potente impatto della narrazione e dell'arte nel raccontare storie di resilienza e speranza.
M. : Buongiorno Professor D’amico, grazie mille per aver accettato l’intervista. Vorrei iniziare chiedendole com’è nato questo testo teatrale?
Prof. D’amico: Il testo teatrale è nato da un'idea che si è sviluppata in Consiglio di classe. La collega di religione, professoressa Franca Marchi, aveva intenzione di invitare un sopravvissuto alla Shoah, Roman Haller. Da ciò, l'idea di ricostruire la sua storia, prima che lui facesse il dibattito con gli alunni. Di conseguenza, mi sono documentato sulla storia dei suoi genitori, due ebrei che furono salvati, insieme ad altri, da Irena Gut. Quindi ho letto il libro e ho visto il film "Il giuramento di Irena". Successivamente ho scritto i dialoghi, precedendo questa storia con quella della Shoah, che fa riflettere i ragazzi anche sulla tematica della memoria.
M. : Quale scena l'ha emozionata maggiormente e perché?
Prof. D’Amico: Sono diverse. In particolar modo ce ne sono due molto belle: la scena dell'impiccagione degli ebrei e quella in cui Irena Gut si rivolge ai giovani mettendo in evidenza, appunto, la scelta tra il bene e il male, nella quale prevale ovviamente il bene. Ecco, questa è una scena che, nonostante sia molto semplice, mi ha sempre suscitato una certa emozione.
M. : Cosa le lasciano questi ragazzi dopo questa esperienza di gruppo di teatro?
Prof. D’Amico: È già il terzo anno che diamo continuità a questo progetto teatrale e devo dire che è un'esperienza bellissima e che quest'anno c'è stata una empatia molto particolare con tutti i ragazzi. La cosa che mi ha sorpreso di più è che l'età media dei ragazzi partecipanti al laboratorio è molto bassa; infatti, abbiamo tra di noi molti ragazzi del biennio, quindi questo mi fa ben sperare per il futuro. Ho notato anche una grandissima sensibilità, che oggi non è una cosa tanto scontata. È un'esperienza che mi ha sicuramente fatto crescere dal punto divista emotivo e anche sul piano professionale.
M. : Grazie mille prof! Invece Lei, prof.ssa Marchi come ha aiutato alla realizzazione di questo spettacolo teatrale?
Prof.ssa. Marchi: La realizzazione teatrale nasce da un’amicizia con Luisa di Pieve di Soligo, la quale mi ha parlato molte volte di Eva Haller e di Roman Haller. Verso settembre Luisa mi dice che è stato fatto anche un film sulla vita di Roman Haller. La cosa mi incuriosisce, perché erano anni che volevo conoscere Eva e Roman ma non c’era mai stata occasione; quindi, dico a Luisa che mi farebbe piacere conoscerli. Da lì, l’idea di far incontrare gli alunni del Da Collo con Roman, perché, essendo un testimone della Shoah, sarebbe stato per gli studenti un’esperienza unica incontrarlo. In più c’era l’idea di vedere il film, in lingua originale, perché non c’è ancora la versione in italiano. Così a settembre ho proposto ai colleghi l’idea, che tutti hanno accolto con entusiasmo. Qualche giorno dopo, il professor Fortunato mi ferma e condivide con me l’idea che aveva per il laboratorio teatrale del Da Collo di rappresentare il film con poche scene, una sorta di corto teatrale.
M. : Grazie, professoressa Marchi. Venendo a lei, prof.ssa. Contini, c'è una scena in particolare che la emoziona di più?
Prof.ssa. Contini: Le scene che mi emozionano maggiormente sono due. La scena dell’impiccagione, una scena carica di emotività per i temi trattati e la scena in cui il generale dichiara il suo amore, se così si può chiamare, a Irena.
M. : Qual è l'impatto che questa esperienza di teatro di gruppo ha lasciato su di lei?
Prof.ssa. Contini: In realtà mi vengono in mente tre parole, ovvero collaborazione, consapevolezza e rispetto. Collaborazione non tanto per la costruzione di un prodotto finale, cioè la rappresentazione che vedremo domani, quanto la collaborazione per il percorso di crescita personale. Ciascuno è stato protagonista: infatti i protagonisti non solo quelli che vedrete sul palco, ma tutti coloro che hanno dato una mano. In questo percorso ciascuno ha avuto la possibilità proprio di acquisire consapevolezza di quelle che sono le proprie caratteristiche, sia quelle già osservabili, sia quelle che si possono ancora esprimere. E questo è stato possibile grazie al clima di rispetto reciproco che c'è stato ogni giorno durante questo laboratorio.
Dopo aver raccolto i preziosi punti di vista dei professori, ci prepariamo ora a immergerci nel mondo dei giovani talenti che hanno dato vita a questo straordinario spettacolo teatrale.
M. : Quale personaggio interpretate e qual è il suo ruolo nella storia? Cosa vi ha colpito maggiormente del personaggio che interpretate? Cosa vi lascia questa esperienza con il gruppo di teatro?
Penelope Battistella: Io interpreto Irena Gut, la protagonista. A me di Irena ha colpito molto la sua determinazione, la sua forza di volontà e la capacità di affrontare ogni situazione. È una persona che ammiro molto. Io mi porto via una bella esperienza. Sono molto contenta di aver partecipato al laboratorio teatrale e anche di aver fatto nuove amicizie.
Rinora Reka: Io interpreto il personaggio di Irena Gut durante la sua età anziana. Scoprirete la sua storia tramite i suoi ricordi. Quello che mi ha colpito maggiormente di lei è stato il giuramento che ha fatto, ovvero quello di proteggere più vite possibili, fatto che l'ha portata a donarsi al maggiore Rugemer. Questa rappresentazione è stata un’esperienza bellissima, in cui ho conosciuto tante persone simpatiche. C’è stato tanto divertimento ma anche dedizione, lavoro e sacrificio.
Alessio Rapone: Interpreto l’ufficiale Rugemer che aveva in casa nascosti, a sua insaputa, dieci ebrei. All’inizio sembra una persona molto cattiva, molto dedita al suo lavoro, ma dopo aver conosciuto Irena, pian piano possiamo vedere come si addolcisce, come si innamora e come dimostra i sentimenti che prova, non solo verso di lei, ma anche nei confronti delle persone che lei protegge, cioè il gruppo di ebrei.
Yi Ting Gong: Io interpreto più di un personaggio: infatti faccio da morta, da nazista, da ebrea e da voce narrante. Questa esperienza è stata molto bella anche perché è il mio primo anno in questo istituto e questo è un corso che ho visto in veramente poche scuole di Conegliano.
Grazie di cuore a tutti i ragazzi che hanno dato vita a questo straordinario spettacolo teatrale. Il vostro impegno, talento e passione hanno reso possibile un'esperienza indimenticabile per tutti noi. Ringrazio Wendyam Kaborè, Alba Allushaj, Francesco Casula, Jonida Allushaj, Giulia Gode, Costanza Li Yi Ji, Rinora Reka, Alessio Rapone, Penélope Battistella, Paolo Gava, Alessia Forato, Valentina Maiolo, Greta Fede, Aurora Calzavara, Sveva Omiciuolo, Eva Tabacchi, Maddalena Curtolo, Yi Ting Gong e Rahaf Fakhiri.
Ringrazio anche i professori, Fortunato D’Amico, Maria Luisa Contini, Franca Marchi, Lucilla Rosolen, Filomena Giordano e Stefania Fedele.
Mannat Kaur
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