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  • La redazione

Il mondo è salvato da chi guarda avanti

Aggiornamento: 13 dic 2023

In un tempo complesso come quello che stiamo vivendo, abbandonarsi ad una cinica rassegnazione e ripiegarsi su sé stessi può costituire una forte tentazione.

Sulla scena internazionale si accavallano conflitti ed emergenze di ogni tipo, che generano allarmi continui e la sensazione che tutto sfugga al controllo. Dalle guerre alle porte dell’Europa alle bizze climatiche di una natura troppo abusata, si passa alle cronache febbrili dove dominano gesti di violenza estrema contro gli altri e contro sé stessi, che fanno perdere le coordinate di ogni normalità.

Può così subentrare una sensazione di resa, di chiusura verso il mondo esterno e verso l’altro-da-sé. Coi nervi a fior di pelle, ci rifugiamo nel nostro angolo per leccarci le ferite dell’anima finendo per guardare da spettatori la realtà esterna, resa ovattata dalla distanza, dall’abitudine, dall’indifferenza.

Così passano i giorni, le settimane, gli anni. Da adolescenti ci si ritrova presto adulti, pieni di incombenze e responsabilità. Qualcuno aveva dei sogni, ma forse vi ha rinunciato, per paura, per pigrizia; qualcun altro vive senza ambizione e senza entusiasmo un’esistenza piatta che ruota intorno alla superficie di sé, distaccata dagli altri, allergica ai vincoli e allo “sporcarsi le mani” in prima persona.

 

Una frase mi ha particolarmente colpito, tra quelle famose di Italo Calvino, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita: Il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali è una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni”.

Lotta: una parola spesso fraintesa, a volte troppo politicizzata ed estremizzata perché riusciamo a sentirla nostra. Eppure, in questa parola c’è un’energia che dovremmo riscoprire.

Che cosa vuol dire “lottare”?

Calvino parla di “spinta al riscatto umano” orientata al superamento delle “umiliazioni”, che la vita inevitabilmente riserva a tutti. Dunque, la lotta è il contrario della rassegnazione. È il contrario dell’assuefazione, dell’indifferenza, della sordità psichica indotta dalla paura e dall’angoscia del presente. “Lotta”, così intesa, è “vita”.

Disse ancora Calvino: Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!”. Come a dire che l’isolamento attraverso il quale tentiamo di difenderci, a tutti i livelli, ci ripara da un lato dalle cose sgradevoli ed inquietanti, ma dall’altro ci priva di tutte le persone interessanti che potremmo conoscere, delle esperienze entusiasmanti che potremmo fare e delle opportunità che potremmo cogliere.

L’invito è quindi ad aprirsi: aprirsi alla vita, alla speranza, alle altre persone; un’apertura non generica, verso lo svago evasivo preconfezionato dall'industria dell'intrattenimento, ma orientata ad un impegno personale, entusiasta - sofferto anche - ma ardente, come ardente deve essere la gioventù di ogni epoca e stagione. 

Un altro grande uomo di cui si celebra quest’anno il centenario della nascita è Franco Zeffirelli, famoso regista, autore di autentici capolavori teatrali, operistici e cinematografici. Mi piace ricordare di lui questa affermazione: “Il mondo è sempre stato salvato da chi guardava avanti”.

Zeffirelli è stato un artista di primo calibro, che ha lavorato fino a tarda età, dedicandosi con divorante passione all’arte che aveva scelto: non si è mai voltato indietro a rimpiangere il passato o a rammaricarsi per i fallimenti, né si è mai fermato perché l’età avanzava, ma ha “guardato avanti”, coltivando sempre nuovi progetti e nuove idee.

Allo stesso modo visse Maria Callas, terza ma non meno importante celebrità che quest’anno avrebbe compiuto cento anni. La “divina” Maria è stata probabilmente la più grande cantante d’opera di tutti tempi, idolatrata dal pubblico e mai più eguagliata.

Il “divismo” di Maria Callas, però, non era frutto di qualche trovata mediatica – consacrata da milioni di followers del vuoto e del nulla - ma di una disciplina rigorosissima che, unita al suo straordinario talento, le ha permesso di superare ogni sfida.

Maria Callas parlava correntemente cinque lingue, suonava egregiamente il pianoforte e imparava da tutte le lezioni degli altri allievi, per capire come superare i propri limiti. Solo così è potuta diventare ciò che è stata.

Come donna, si è dovuta sudare ogni goccia del suo  successo, in un’epoca in cui le donne non avevano assolutamente un trattamento pari agli uomini e in cui, anche nel mondo dello spettacolo, era facile venire sminuite e messe a tacere. Diceva, in proposito: “Le donne non sono sufficientemente alla pari con gli uomini, così dobbiamo renderci indispensabili. Dopo tutto, abbiamo l'arma più grande nelle nostre mani: siamo donne”.

Forse con questo intendeva dire che se una donna a quei tempi voleva avere successo, doveva mostrare la sua unicità, proponendo qualcosa che nessun’altra fosse in grado di fare, con la forza interiore e la grazia che solo le donne sanno far emergere, quando credono in sé stesse.

 

A conclusione di questa carrellata di centenari illustri, un messaggio resta impresso: tutto è possibile se si crede nell'opportunità di cambiare, di migliorarsi, di superare i limiti del momento presente.

L’anno che volge al termine può essere stato ricco di successi o provato da fallimenti, criticità e paure per ciascuno di noi; ciò che conta, però, è guardare al domani con rinnovata lena, senza rimpiangere il passato, senza vergognarci dei fallimenti, senza farci intimorire dagli scenari angosciosi che abbiamo sotto gli occhi, perché “Il mondo è sempre stato salvato da chi guardava avanti”.


Maria Serena

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