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  • La redazione

Il conflitto arabo-palestinese

La questione arabo-palestinese è complessa e soprattutto antica. 

Il 7 ottobre scorso, un violento attacco di Hamas ha riportato all’attenzione del mondo una situazione che solo apparentemente era stabilizzata. L’atrocità delle azioni dei terroristi palestinesi ha paralizzato tutti: in un giorno sono state uccise circa 1.400 persone e oltre 200 sono state prese in ostaggio. Israele ha, di conseguenza, avviato una risposta armata, prima con raid aerei e poi con un’offensiva di terra all’interno della Striscia di Gaza. 

Ma ripercorriamo la storia dei secoli passati, per individuare le origini di questo conflitto che è solo l’ennesima fase di una contrapposizione che dura da moltissimo tempo. 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e il genocidio degli ebrei, questi ultimi decisero di tornare definitivamente nella loro terra d’origine (la “Terra Promessa”), dove possedevano ormai gran parte dei territori. Per circa un milione di palestinesi ciò significò dover scappare dalle proprie case e trasferirsi nei paesi confinanti.​ Per difendersi dagli ebrei diedero vita anche ad organizzazioni paramilitari. Il territorio era protettorato britannico, ma, quando sorsero i primi problemi, gli inglesi abbandonano il protettorato, lasciando la questione all’ONU la cui Assemblea Generale, nel 1947, propose la risoluzione n.181, secondo la quale si doveva dividere il territorio in due parti: una zona che spettava agli ebrei (più estesa e più fertile)  e una ai palestinesi. Questa soluzione, piuttosto iniqua, fu rifiutata dai palestinesi. I Paesi arabi limitrofi costituirono un’alleanza, la Lega Araba (Libano, Siria, Giordania, Egitto ed Iraq), che cercava di sostenere le lotte e le rivendicazioni dei palestinesi, contro gli ebrei. La Lega Araba attaccò Israele su vari fronti, venendo però respinta e perdendo molti territori (Guerra arabo-israeliana o Guerra dell’indipendenza o “la Catastrofe” del 1948). 

La tensione riesplose nel 1967. Israele invase i Paesi circostanti, conquistando in soli sei giorni la Striscia di Gaza, la CisGiordania, la Penisola del Sinai, le Alture del Gòlan e la città di Gerusalemme (Guerra dei Sei giorni). 

Fra il 1987 e il 1992 ci fu la 1^ INTIFADA, una serie di rivolte organizzate dagli arabi palestinesi e cappeggiate dal neonato partito palestinese estremista-rivoluzionario HAMAS, diventato poi anche organizzazione militare.  

Nel 1988, grazie alla nascita dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), venne riconosciuto come indipendente lo Stato della Palestina, anche dall’ONU, ma la sua rilevanza e importanza rimarrà solo sulla carta.  

Il 1993 è stato un anno importante: con l’intervento e la mediazione degli Stati Uniti d’America del presidente Clinton, venne firmato ad Oslo un tentativo di pace tra israeliani e la ANP, Autorità Nazionale Palestina (nuovo ramo operativo dell’OLP): gli “Accordi di Oslo”, che riconoscevano rispettivamente l’esistenza sia dello Stato d’Israele sia dello Stato della Palestina. Gli ebrei dovettero cedere la Striscia di Gaza alla Palestina, mentre la Cisgiordania venne divisa tra le due potenze.  

Nonostante questo, però, gli israeliani continuarono a controllare il traffico aereo della Striscia, e allo stesso tempo a comprare e colonizzare la Cisgiordania e Gerusalemme.  

Per molto tempo si trascinò questa situazione di caos e confusione: gli ebrei colonizzavano territori e le azioni di Hamas si fecero sempre più terroristiche ed estremiste.  

Nel 2017 il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump riconobbe Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, non riconoscendo invece la presenza palestinese nella città.  

Questo provocò l’ira di Hamas che rispose con più di 100 attentati, generando la 2^ INTIFADA, che provocò moltissimi morti in entrambe le fazioni.  

Israele decise di delimitare i confini innalzando dei muri, segregando così la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.  

Nonostante la zona della Cisgiordania fosse controllata dai Palestinesi, era troppo debole, sia politicamente che militarmente, per intervenire.  

Al momento il Governo israeliano è sotto il controllo di Benjamin Netanyahu, il quale fa parte della fazione estremista ebrea. Infatti, Israele non è più considerato uno Stato democratico dal 2018 e il 28% degli arabi residenti nel territorio israeliano non hanno più diritti.  

Questa situazione è scoppiata il 7 ottobre 2023, quando Hamas e Israele hanno intrapreso una guerra sanguinosa, che sta provocando il genocidio degli abitanti della striscia di Gaza.  


Luna Camilla Padoan, Giada Fregolent, Nicole Mariotto, Francesca Cardinale, Giulia Pol, Basma Benomar, Sara Matoja, Serena Mariotto, Martina Scandiuzzi (5^AT)  






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