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La redazione

Dalla croce al loto

Incredibile pensare come tutto questo sia accaduto durante uno dei periodi più sacri del Calendario cristiano: l'Avvento. La mia famiglia non è strettamente legata alla fede: crede, ma non professa; nonostante ciò, alcuni parenti più anziani considerano la fede come “andare in chiesa tutte le domeniche”. Il Natale, come tutte le altre feste, è comunque un’occasione per ritrovarsi in famiglia e celebrare un’unione che ci lega, oltre al sangue, cioè all’Amore.

Il fatto che io, un ragazzo quindicenne che da piccolo arrivava in chiesa prima del prete, abbia ricevuto tutti i sacramenti e persino fatto il chierichetto, sia stato colpito da un altro tipo di Amore, che va oltre quello del mondo in cui viviamo, è straordinario. Un Amore che proviene da un amico sconosciuto, da un amante che ha cercato di raggiungermi dopo molte rinascite, ma che finalmente ha colpito la mia anima.

Tutto iniziò dopo aver incontrato un’amica speciale, a cui sono molto grato e a cui dedico questo mio primo articolo: Sakshi. Una ragazza indiana semplice, proprio come tutti noi: gentile, altruista, simpatica ed eloquente. Un vero tesoro che, per miracolo, riuscì a trovare me, traviato per anni dal dubbio e dalla nebbia oscura del mondo. Lei è per me un dono divino. Mi dice sempre che è solo una “umile devota di Dio”, ma io credo che, attraverso di lei, Dio mi voglia raggiungere ogni giorno per confortarmi e riallacciare un rapporto che fu interrotto chissà per quali motivi.

Iniziammo a scriverci all’inizio di gennaio 2024 e la rivelazione avvenne proprio durante una nostra conversazione. Mi consigliò di ascoltare un seminario di uno studioso religioso che definì Dio (Krishna) come un padre, sempre pronto a giocare con il proprio figlio, lanciandolo in aria ma sempre pronto ad accoglierlo fra le sue braccia ogni volta che il figlio abbia paura o si senta disorientato. Si afferma che Krishna è sempre pronto a mettere alla prova la devozione di un fedele, giocando con lui, ma ogni volta che il suo devoto chiede aiuto e cerca il suo affetto con amore sincero, Lui è sempre pronto ad aprirgli le braccia per consolarlo.

Ad un certo punto, guardando il cielo dal mio finestrino, un forte sentimento si aprì nel mio cuore. Un dardo nel cuore, come un loto che si apre in uno stagno, e lacrime di gioia scesero dalle mie guance, come se scivolassero lungo uno scivolo in un parco acquatico, dopo un’attesa mozzafiato. Per la prima volta mi sentivo amato, accettato e parte di qualcosa di dolce e sublime, qualcosa che vale per me più di tutto l’universo. Dopo averne parlato con i miei genitori e i miei amici, finalmente potevo essere fiero di sentirmi veramente accettato e di appartenere a qualcosa che mi donasse felicità e pace interiore. Anche un momento minimo con Krishna mi fa sorridere, e non riesco a smettere: ogni secondo vale, perché mi sento in sintonia con qualcuno che avevo perso, e finalmente lo ho di nuovo nel mio cuore.

La mia famiglia è sempre stata molto attenta ai miei bisogni e non mi ha mai fatto mancare nulla. Mi ha concesso uno spazio di gioia dove, ora, c’è un altare con una stupenda foto di Krishna, scattata nel tempio di Vrindavan in India, città sacra per i suoi passatempi e per le sue scappatelle amorose con la sua consorte e madre dell’Universo, Radha. Anche lei è essenziale per Krishna, perché senza di lei, Lui non sarebbe niente. Senza la sua grazia, nemmeno un devoto sarebbe niente.

Il mio altare è un luogo dove posso esprimermi di fronte a una cara persona. Offro fiori, incenso, cibo, ma la più importante fra le offerte è il mio cuore e il mio amore per Krishna e Radha. Quest’anno sono riuscito persino a celebrare il Diwali, una delle feste più importanti della religione induista, che celebra la vittoria del bene sul male. Sebbene l’abbia trascorso “da solo”, la presenza divina non mancava mai, e nel mio cuore sentivo come se stessi festeggiando insieme a loro.

La bellezza di ogni giorno è sapere di avere qualcuno che ti accetta e ti ama per quello che sei, che non ti ripudia e che non ti abbandona mai. Vorrei concludere il mio racconto con una frase tratta da uno dei libri più sacri del mio credo, la Bhagavad Gita: "Fai tutto ciò che devi fare, ma non con avidità, non con ego, non con lussuria, non con invidia, ma con Amore, compassione, umiltà e devozione."

Vorrei inoltre ringraziare Krishna, perché sono veramente onorato di averlo nella mia vita. È un onore essere qui a scrivere di quanto amore mi abbia regalato e quante benedizioni mi dia ogni giorno. Grazie a chi ha ascoltato e a chi si è fermato a guardare, perché dimostra interesse e desiderio di conoscere, di apprendere, e di oltrepassare i propri limiti.

Grazie, dell’opportunità. Hare Krishna.

 

Andrea Carlet, 3BL

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