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  • La redazione

11 SETTEMBRE: IL PUNTO DI VISTA DI UN'AMERICANA

Aggiornamento: 2 mar 2020

Ogni giorno è composto da momenti. Momenti che ricorderemo per sempre o solo per qualche secondo. Momenti che in un futuro saranno ricordi o che potranno diventare storia. Momenti che verranno studiati a scuola da alunni come noi o considerati importanti solo per qualche settimana. Ci sono anche giorni che restano impressi nella memoria di molti e che saranno raccontati in futuro ai più giovani, perché hanno segnato un grande cambiamento nello stile di vita, nel modo di pensare e di relazionarsi delle persone. Sono un punto di svolta nella storia, in positivo e in negativo; basti pensare all’invenzione del cellulare, che ha modificato la distanza rendendola solo un numero e ha reso diverse le relazioni umane, o al movimento di Greta Thunberg, che sta mostrando a noi stessi il pianeta com’è in realtà, con un clima sballato dall’inquinamento, l’estinzione di specie viventi più antiche dell’essere umano, e la distruzione di ambienti naturali per un capriccio dell’uomo. 

11 settembre 2001.

Uno di quei momenti storici. Una data importante. Prima di oggi, però, non avevo mai considerato che fosse un avvenimento così recente che molte persone ne ricordano ogni singolo secondo, ogni sentimento, ogni respiro, ogni preoccupazione. Una di queste è Jeana, la mia madre ospitante, che me l’ha raccontato così:

“Era una giornata come le altre, normale, io ero incinta di Savannah e fidanzata con Justin. Lui lavorava a Portland e quella mattina era uscito di casa come tutti i giorni, dopo aver fatto colazione assieme. Dopo pochi minuti, però, era tornato di corsa in casa, dicendomi di accendere la televisione. Inizialmente ero confusa ma quando vidi il servizio al telegiornale, rimasi scioccata: due aerei di linea con passeggeri a bordo si erano schiantati contro le Torri Gemelle situate a New York. La prima cosa che mi ha colpito è stata che molte persone stavano morendo nella costa opposta ed io non potevo fare nulla. In queste situazioni tu sai che dovresti fermarti ma il mondo continua ad andare avanti e così devi fare anche tu. Durante tutta la settimana abbiamo continuato ad andare al lavoro e i bambini a scuola, ma eravamo come in una bolla. Era tutto molto più silenzioso. Niente aerei in cielo per sette giorni, a causa dei controlli che stavano avvenendo da parte dello stato. Persone care, conoscenti o amici dispersi o deceduti a New York. Notizie scarse riguardo a ciò che era successo. All’inizio si pensava a un incidente, poi è stato svelato che era un attacco terroristico: il primo su suolo statunitense. Questo ha cambiato tutto: molti più controlli all’aeroporto e in qualsiasi zona pubblica e un’intromissione da parte del governo nella privacy dei cittadini eccessiva, con conseguente diminuzione della libertà personale. Durante la mia adolescenza, essendo cresciuta con la guerra fredda in corso, tutto poteva accadere ma nulla è mai successo, mentre quel giorno ha modificato le nostre vite per sempre”. 

Una frase che mi è rimasta impressa è stata: “Mi sono interrogata più volte sulle motivazioni per far nascere Savannah in questo mondo.” Mi ha colpito perché nel giro di ventiquattro ore la normalità di una persona può cambiare per sempre. Prima sei sicuro del tuo futuro, hai sogni da realizzare, hai degli obiettivi da raggiungere, e pensi alla tua vita come infinita, ma il momento seguente è come se ti trovassi ad affrontare anche le cose più semplici con difficoltà. Cambiano le abitudini, gli atteggiamenti, il linguaggio, inizi a fidarti di meno e a controllare di più. “Provi paura e rabbia verso il mondo” ha continuato Jeana.


Vivendo l’11 settembre negli Stati Uniti ho notato che sono molto rispettosi verso tutte le persone che hanno perso la vita in quella giornata: dai lavoratori nelle Torri Gemelle e Pentagono ai passeggeri dei quattro aerei, comprendendo anche i pompieri, I poliziotti e i volontari che hanno aiutato molti a mettersi in salvo. Il memoriale a New York ne è una prova: su di esso sono scritti moltissimi nomi di persone che sono decedute durante quelle ventiquattr’ore e su alcuni di essi si possono trovare fiori e candele da parte di familiari e amici.

Dopo l’attentato, il governo ha iniziato una ricerca del colpevole, trovandolo in Osama Bin Laden. Da questo momento in poi, gli Stati Uniti sono diventati molto più restrittivi verso lo “straniero” e hanno aumentato i controlli. Infatti (lo so per mia esperienza personale) quando entri in territorio statunitense, devi avere un visto rilasciato dall'ambasciata americana nel tuo territorio d’origine che garantisce per te, e definisce il periodo durante il quale puoi restare in territorio statunitense e la motivazione per la quale ti trovi negli Stati Uniti. Inoltre ti fanno compilare una serie di domande, dove esplicitamente ti chiedono se vuoi compiere atti terroristici nello stato. Infine a scuola ci sono dei segnali specifici, “lockdown” e “lockout”, in caso di persone armate all’interno o al suo esterno: noi studenti siamo tenuti a chiuderci in classe, nascondendoci in silenzio fino a quando una persona designata viene ad aprire la porta. È successo che qualche anno fa anche la mia scuola venisse evacuata a causa di allarme bomba all’interno di essa. 

Credo che ascoltare la storia di Jeana sia stato uno di quei momenti che non dimenticherò. Mi ha fatto capire che la vita è breve e che dobbiamo sfruttare ogni singolo, minuscolo spazio di tempo a nostra disposizione. Non c’è spazio per l’odio o per la violenza, ma solo per il rispetto e l’amore. 


Aurora  Gaiotti, studentessa dagli USA



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